martedì 11 settembre 2007

Dal passato riemerge la Grande Dea

Il passato visto con occhi di donna: la civiltà dell'Antica Europa E se la storia della nostra civiltà europea non fosse iniziata conla vittoria del patriarcato, con le guerre e le gesta gloriose deglieroi e degli dei dell'Olimpo? E' quanto dimostra l'archeologa MarijaGimbutas che ha riportato alla luce nelle sue campagne di scavo nelcuore dell'Europa le tracce di una raffinata civiltà protoeuropeapacifica, da lei chiamata civiltà dell'Antica Europa, che nonconosceva l'uso delle armi, non aveva fortificazioni, e la cui cultura era legata al ciclo della natura: vita, morte erigenerazione, simboleggiate dalla Dea. Saranno le progressive ondate migratorie di popolazione indoeuropee provenienti da est edalle steppe, che dal 3500 in avanti arrivano con il cavallo e laspada, e con una precisa struttura gerarchica e guerriera allespalle - i cosiddetti Kurgan - a demolire lentamente mainesorabilmente la pacifica civiltà dell'Antica Europa, e con essala religione che venerava la Dea, origine di tutte le cose viventi,energia incessante che genera tutte le forme. Ma il femminile comepresenza sacra con cui dialogare permane lungo i millenni nellefigure, nei simboli negli oggetti, nei canti e nelle danze, nelfolclore, memoria iscritta nelle nostre cellule.…l'Archeomitologia di Marija GimbutasManufatti, tombe, statuette, oggetti di culto, immagini femminili,sculture antropomorfiche e zoomorfiche, simboli ideografici,iscrizioni, ornamentazione, testimonianze mitologiche e linguistichesono l'enorme massa di reperti e materiali che fungono da chiaveinterpretativa di un'epoca altrimenti non documentata. In assenza ditesti scritti, Marija Gimbutas ha decifrato il complesso sistema disimboli contenuti in questi materiali, da cui emerge "un sistemaideologico coerente e continuativo" che riflette la religionedella "Grande Dea". L'archeomitologia, il metodo di studio da leisviluppato, affianca all'archeologia la mitologia, l'etnologia, ilfolclore, la linguistica e i documenti storici, e si fonda sulpresupposto che le credenze e i rituali espressi dalle cosmologiesacre nelle società arcaiche tendono a conservarsi sopravvivendo infasi culturali successive. La presenza di migliaia di statuette ,oggetti di culto, modelli di templi indicano attività ritualicollegate alle realtà stagionali, ed essendo le immaginiantropomorfiche prevalentemente femminili riflettono la centralitàdella donna nell'ambito domestico, agricolo e religioso.La Grande DeaLa "Grande Dea" non è la versione femminile del Dio monoteisticotrascendente, ma il simbolo dell'unità di tutte le forme di vita innatura. I poteri della Dea non si limitano alla fertilità e allamaternità, ma si estendono a tutti i processi del divenire, dunqueanche a quello della morte e della rinascita. La Dea è perciòrappresentata nei suoi molteplici aspetti; è una rappresentazionefluida, aperta, che cambia. E' sì raffigurata nelle statuette con igrandi fianchi e i seni abbondanti, ma è anche altro: uccello,serpente, pesce, albero, fiore, pietra. Sono metafore sacre che nonhanno avuto inizio con la transizione alle economie agricole delNeolitico ma hanno origine nell'era Glaciale del PaleoliticoSuperiore.I mille volti della dea. Simboli della trasformazione: nascita,morte, rigenerazioneAd Hacilar, Anatolia centrale (fine VI millennio), una rana diterracotta con testa e seni di donna è raffigurata in forma di Maperta, nella tipica posizione del parto e una rana in pietra neraproveniente da Achilleion (6300 a.C.) è raffigurata nella stessaposizione, con una vulva dentellata che era stata forata per essereusata come amuleto. L'usanza di scolpire rane e ibridi donna-rana inassociazione con la nascita e la rigenerazione continua anche inepoca storica. Una statuetta in terracotta appartenente alla Primacultura Sesklo ad Achilleion (6300-6200 a. C circa.) raffigura unadonna incinta con le gambe sollevate a mostrare la grande vulva;sulla parte inferiore della schiena sono incise tre linee parallele.In una posizione simile è anche una scultura proveniente dal tempiomegalitico di Hagar Quim sull'isola di Malta; la donna tocca con lamano destra la vulva mentre tiene alzata dietro la testa lasinistra, nove linee parallele incidono la schiena. Si può supporreche le donne non partorissero da sole ma fossero assistite da altredonne, in una sorta di rituale quasi sciamanico volto a sostenere ilparto che, non di rado, era una soglia fra la vita e la morte -molte infatti erano le donne che morivano dando alla luce i figli.Esistono poi numerose sculture che esprimono un legame fra regnoanimale e quello umano. In una scultura Vinca una madre tiene inbraccio due bambini raffigurati da orsi, oppure con maschere daorso. L'associazione dell'orso(bear) con la donna che partorisce èavvalorata dalla radice bher e ancora oggi in inglese si dice "tobear children", partorire bambini. Ma anche la scrofa, l'uccello,il maiale sono simboli di nascita. Molti sono i vasi, le brocche ele statuette a forma di uccello dotate di segni. Una Dea –uccelloproveniente da un sito Sesklo in Tessaglia (VI millennio) indossauna maschera con un grande becco, ha un lungo collo da uccelloacquatico e capelli accuratamente pettinati; con le mani offre isuoi seni, fonte di nutrimento, sorgente del liquido che dà la vita;sul braccio sono incisi V multiple, ornamenti a zig zag, i simboliche che Gimbutas identifica come i segni della Dea.Molte sono le sculture con attributi di serpenti, sedute inposizione yogica. I serpenti sono stati sempre venerati come veicolidei poteri ctoni, spiriti degli antenati, metafora delle realtàcosmiche della morte e della rigenerazione. Come gli uccellidepongono le uova, procurano la vita, dunque anche la morte e larinascita.Tra le figure associate con la morte e la rigenerazione troviamol'avvoltoio (v pitture parietali Catal Huyuk) dipinti nell'atto diavventarsi su cadaveri per consumarne le carni. In Egitto la DeaMut, Neith e Iside hanno tutte l'aspetto dell'avvoltoio. La Dea-Civetta è un'immagine ricorrente sulle pareti delle tombemegalitiche. Ma anche la cornacchia, il corvo, il falco, il cuculo.La dispensatrice di vita può trasformarsi in immagine spaventosa dimorte o essere rappresentata come un nudo rigido con un grandetriangolo pubico in cui inizia la trasformazione della morte invita. Queste immagini sono quasi sempre ricoperte di segni: vortici,croci, segni quadrangolari simboli del dinamismo della natura cheassicura la nascita della vita e muove la ruota del tempo ciclicoperché la vita si perpetui.La vita umana e quella animale sono generate dal corpo femminile,l'ocra rossa, simbolo del sangue della vita rimanda al suo mistero:le donne come le stagioni e la luna seguono dei cicli, è per questoi nostri progenitori hanno considerato femminili anziché maschili ipoteri del mondo che donano e mantengono la vita.Il linguaggio della Dea: una scrittura?Triangoli, spirali, meandri, chevron, zig zag, reti, cerchiconcentrici, doppie asce, linee ondulate: si parte da un segno dibase su cui si fanno variazioni semplici o complesse. Si trovanosugli oggetti posti nelle tombe, sulle tavolette votive, neisantuari, sui piatti di culto , nei vasi cerimoniali, nelle ciotoleper libagione, sulle statuette. Oggetti, statuine iscritte: elementiornamentali contraddistinti da un principio di simmetria, ma anchesequenza di segni senza simmetria, criterio che distingue i motiviornamentali dai segni della scrittura. Li troviamo ovunque nellaciviltà balcanica, e la tradizione di iscrivere figurine o altrocontinua anche dopo la fine di questa civiltà trasferendosi nelleculture successive, quella minoica a Creta, e quella micenea e inparte anche nella cultura delle isole Cicladi. Secondo le ricerchedi Haarman il contenuto delle iscrizioni è costituito da invocazionialla dea, preghiere, formule ritualistiche, un uso della "scrittura"che si sviluppa esclusivamente all'interno di un contesto religiosoe non economico, e che secondo il linguista rappresenterebbe ilmateriale visuale dal quale più tardi è stato composto l'inventariodei segni della scrittura. Circa la metà dei segni del sistemacretese Lineare A sarebbe di origine balcanica, secondo le teorie diHaarman. "Si può pensare che nella memoria culturale della gentebalcanica" si chiede lo studioso "la grande Dea, che aveva tantefunzioni, fosse forse anche la patronessa della scrittura?"Tempi e luoghi della DeaIl tempo della Dea è un tempo ciclico e non lineare, simboleggiatodalla spirale, espressione della trasformazione continua del mondonaturale che, senza sosta, perpetua la vita.Il calendario lunare o mestruale: il corno con le 13 tacche incisedella Venere di Laussel.I "luoghi" della Dea sono le sorgenti, le fonti, le grotte, lerocce, le grandi pietre, la natura selvaggia; le caverne, i riparisotto roccia rappresentano l'utero materno da cui tutto nasce e acui tutto ritorna, es. tra i tanti le tombe scolpite nella roccia inSardegna. Non a caso molte tombe e templi prendono la formadell'uovo, della vagina e dell'utero della Dea e spesso la forma diuna tomba è simile alla collina naturale con un omphalos (pietrasimbolo dell'ombelico) sulla sommità a rappresentare il ventregravido della Dea.Le grotte e i ripari sono stati per lungo tempo santuari, luoghi diculto e sulle pareti delle rocce troviamo anche le primerappresentazioni sacre.Le sorgenti, le fonti: l'acqua come fonte della vita, acqua chescorre e permea ogni cosa…Arti e invenzioni della DeaLe donne sono state le custodi dei semi per millenni. I semi sepoltinella terra attendono di germinare come dalla tomba. Centrale nellapratica dell'agricoltura è l'osservazione che la fertilità dellaterra dipende dalla decomposizione della precedente materia vivente.L'agricoltura è stata da sempre "lavoro di donne". Sono donne le prime raccoglitrici e conoscitrici delle erbe e delle piante selvatiche, ne conoscono le proprietà nutritive ma anche quellecurative e magiche; l'agricoltura è quasi ormai da tuttiriconosciuta come un'invenzione femminile. Così come l'arte dellacottura dei cibi, la medicina. Ma anche la ceramica e molto probabilmente la terracotta; la tessitura e la filatura, l'intreccio dei cesti; tutti questi lavori erano sacri perché il lavoro domestico e la pratica rituale erano una cosa sola. Nicoletta Cocchi tratto dal sito di Armonie Associazione di donne

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